Rumori forti e ipersensibilità nei cani: diagnosi e terapie

Rumori forti e ipersensibilità nei cani: diagnosi e terapie

Ipersensibilità ai rumori

In alcuni cani si osserva una particolare sensibilità ai rumori e ai suoni improvvisi o di forte intensità. Si parla di sensibilità per le evidenze relative alla complessità dell’eziopatogenesi del problema.

Si tratta di un fenomeno di forte rilevanza per il benessere dei cani coinvolti, specialmente nei periodi di maggiore esposizione.

Tuttavia non sempre il paziente viene portato all’attenzione del medico veterinario esperto in comportamento per una visita specialistica.

Alcuni animali possono inoltre essere talmente sensibili, da presentare un problema generalizzato a qualsiasi rumore forte e/o sviluppare vere e proprie forme di fobia.

La diagnosi dovrà basarsi sulla raccolta anamnestica svolta con il proprietario. Non dovrà mancare una valutazione il più possibile oggettiva del comportamento del cane tramite osservazione diretta.

Recenti studi hanno evidenziato una comorbidità con altre patologie su base ansiosa e con patologie organiche, quali la presenza di osteoartrosi.

Non si esclude, nell’eziopatogenesi, una predisposizione genetica allo sviluppo di forme di ansia e paura.

Eziologia e fattori predisponenti all’ipersensibilità ai rumori

La risposta alla paura si sviluppa a livello emotivo e cognitivo come parte di un processo di valutazione del rischio da parte dell’individuo.

La paura agisce infatti come componente emotiva nel processo cognitivo decisionale.

Contribuisce a stabilire se la strategia migliore, in risposta a un certo stimolo, sia quella di un allontanamento.

Qualora risposte di allontanamento o fuga fossero impedite (trovarsi in gabbia, chiuso in casa o in un recinto) e in situazioni dove l’animale abbia la percezione di avere poco controllo sul problema, si possono sviluppare risposte intensificate e persistenti, associate a stati ansiosi o fobici.

Fattori predisponenti generali

La letteratura indica che, in cani cresciuti da cuccioli in ambienti poveri di stimoli e dissimili da quelli dove l’animale avrebbe passato successivamente la vita, vi è una maggiore probabilità di sviluppare la tendenza a evitare gli stimoli nuovi o potenzialmente minacciosi.

In alcuni casi anche le patologie fisiche sono state osservate in associazione alla sensibilità ai rumori.

In generale, studi recenti indicano una frequente associazione tra patologie di tipo comportamentale e patologie organiche.

Si ritiene che l’aumento della pressione sanguigna o dell’attività surrenale siano coinvolte nello sviluppo di stati ansiosi e nella sensibilità agli stimoli avversi.

Infine, si ritiene che un temperamento pauroso possa portare a una maggiore probabilità di sviluppare una sensibilità ai rumori.

Una recente ricerca ha evidenziato una relazione tra un carattere meno energetico e la probabilità che il cane mostri sintomi di dolore e comportamenti ansiosi.

Predisposizione specifica

Le razze da pastore e i loro incroci potrebbero mostrare un rischio aumentato di sviluppare sensibilità ai rumori.

Inoltre, è stata segnalata in letteratura la possibilità di una familiarità nella predisposizione al problema.

Uno studio recente indica una forte associazione tra la presenza di sintomi legati al dolore osteomuscolare e la sensibilità ai rumori.

Le razze da pastore e i loro incroci potrebbero mostrare un rischio aumentato di sviluppare sensibilità ai rumori. Inoltre, è segnalata in letteratura la possibilità di una familiarità nella predisposizione al problema | #ECM Condividi il Tweet

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Ricerche su larga scala e di tipo biostatistico hanno confermato una forte associazione tra il dolore fisico e lo sviluppo di patologie di tipo comportamentale.

Gli autori di questi studi raccomandano di effettuare una valutazione di tipo algologico in qualsiasi cane che mostri sensibilità ai rumori.

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Sintomi correlati alla sensibilità ai rumori

La sintomatologia associata alla sensibilità ai rumori è descritta nella a fianco.

Può essere difficoltoso, per il proprietario, quantificare la gravità del problema.

Per questo motivo può essere proficuo utilizzare delle schede di valutazione con un elenco dei sintomi e un punteggio, per esempio da 0 a 5, dove 0 equivale a non osservare mai il comportamento e 5 equivale a un comportamento frequente e molto grave.

Per comodità si propone una categorizzazione dei sintomi in base alla possibile motivazione sottostante, con una categoria distinta per le manifestazioni fisiologiche più aspecifiche.

Valutazione comportamentale

Durante la valutazione comportamentale, si possono utilizzare delle registrazioni allo scopo di:
  1. identificare con certezza lo stimolo o gli stimoli scatenanti;
  2. valutare l’intensità e la frequenza delle manifestazioni da parte del cane;
  3. misurare il tempo di recupero;
  4. valutare la risposta del cane alla presenza / assenza del proprietario.

Attualmente esistono registrazioni dei rumori e applicazioni disponibili in commercio.

In Alternativa il proprietario stesso può effettuare una registrazione del suono specifico che provoca la reazione del suo cane e utilizzarle durante la valutazione comportamentale e la successiva terapia.

È bene tenere conto del fatto che alcuni cani non rispondono allo stesso modo alle registrazioni e informare i proprietari del fatto che anche una risposta bassa o moderata alla registrazione non compromette il successo della terapia.

Terapia sintomatica a breve termine

L’obiettivo della gestione a breve termine (terapia sintomatica) è quello di tutelare il più possibile il cane, isolandolo o allontanandolo dagli stimoli scatenanti.

Si utilizza la gestione dell’animale e dell’ambiente circostante e la psicofarmacoterapia al bisogno a breve-medio termine.

Gestione del cane e dell’ambiente

La gestione dell’ambiente e del cane identifica tutte quelle misure che possono essere messe in atto per tenere l’animale lontano dallo stimolo al fine di prevenire o distogliere da un possibile stato di disagio.

Terapia farmacologica a breve termine

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Spesso, l’intensità e la frequenza della sintomatologia espressa dal cane richiede l’utilizzo di una terapia farmacologica adiuvante, da somministrare al bisogno, o comunque per brevi periodi, in concomitanza con gli stimoli scatenanti.

La risposta alla terapia con farmaci psicotropi è individuale.

Si raccomanda quindi di iniziare la somministrazione al dosaggio minimo per poi aumentare gradualmente del 25% nei dosaggi successivi fino a identificare la dose che porta all’effetto terapeutico desiderato. Va da sé che queste prove vanno fatte prima di un periodo critico di esposizione allo stimolo scatenante.

Un farmaco registrato in Italia per l’uso veterinario nel cane in caso di paura associata ai temporali e con una buona azione ansiolitica è la formulazione in gel oro-transmucosale di dexmedetomidina.

Il principio attivo è un alfa-2 agonista dell’adrenorecettore che, secondo gli studi clinici riduce i segni di ansia acuta e paura associati ai rumori.

Un’altra categoria farmacologica ampiamente descritta in letteratura per l’uso ansiolitico nel cane è quella delle benzodiazepine. Hanno un’azione rapida e possono essere utilizzate al bisogno.

La ricerca clinica ha confermato l’efficacia dell’alprazolam in particolare nella gestione a breve termine della paura dei temporali e dei fuochi d’artificio nel cane

Ipersensibilità ai rumori: la terapia a lungo termine

L’obiettivo della terapia a lungo termine è quello di risolvere il problema sottostante cambiando, ovvero modificando, la risposta comportamentale e quindi emotiva dell’animale nei confronti dello stimolo scatenante.

Questo può essere ottenuto unicamente tramite la modificazione comportamentale.

Nei casi più gravi, dove il problema è associato ad altre patologie comportamentali o si è evoluto in ansia generalizzata, può essere necessario associare una terapia farmacologica con principi attivi psicotropi che agiscano modificando la soglia di reattività del cane (terapia farmacologica a lungo termine).

Modificazione comportamentale

La terapia si basa su una riduzione della sensibilità al rumore stesso (desensibilizzazione), accompagnata all’insegnamento di una risposta emotiva diversa allo stimolo scatenante (controcondizionamento), opposta e quindi incompatibile con quella originariamente osservata.

Queste forme terapeutiche si possono svolgere tramite utilizzo di registrazioni di rumori disponibili in formato digitale, applicazioni per telefonini, oppure registrazioni effettuate dai proprietari.

La desensibilizzazione è il processo di aumento graduale della soglia di risposta a uno stimolo specifico.

Nel caso di sensibilità al rumore, una registrazione del rumore viene riprodotta a livelli che non suscitino una risposta nel cane, se non un movimento iniziale dell’orecchio quando l’animale nota, ma ignora il suono stesso.

Il controcondizionamento è il processo in cui una risposta comportamentale, e quindi emotiva, incompatibile con quella dell’ansia e della paura si associa allo stimolo scatenante.

Non è necessario che la nuova risposta venga insegnata come può essere il caso di giocare, o mangiare o annusare.

La ricerca olfattiva, per esempio, è molto utile perché genera uno stato emotivo positivo nel cane. I processi di desensibilizzazione e controcondizionamento sono solitamente associati e vanno avanti parallelamente.

Educazione al proprietario e misure preventive

Il problema della sensibilità ai rumori ha una prevalenza elevata. Tuttavia, solo una piccola percentuale di cani viene portata alla visita veterinaria.

Il medico veterinario è la figura ideale per rompere questo circolo vizioso. In particolare, i medici veterinari dovrebbero agire in maniera proattiva, facendo domande sull’avversione al rumore durante le visite di controllo.

Possono utilizzare brevi questionari a scopo di screening. Infine, possono educare i proprietari sulle misure preventive, quelle di gestione a breve termine e sull’esistenza ed efficacia della terapia a lungo termine.

In generale, nella sensibilità ai rumori, esiste una correlazione positiva tra compliance del proprietario e prognosi, anche in presenza di insorgenza precoce e generalizzazione della sensibilità.

Al contrario, nei casi dove si ravvisa una predisposizione generale ai disturbi di tipo ansioso la prognosi a lungo termine è peggiore, evidenziando una difficile risoluzione del problema in assenza di terapie di supporto di tipo farmacologico.

In ogni caso, è importante che il medico veterinario esegua uno screening dei propri pazienti e sensibilizzi i proprietari a questo problema.


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