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Veterinari e Vaccinazione nei piccoli animali: come gestire pazienti non sani

Qual è l’obiettivo della vaccinazione?

Lo scopo di una vaccinazione è quello di generare, in un soggetto sano, una risposta immunitaria protettiva di lunga durata nei confronti di una specifica malattia infettiva con i minimi effetti collaterali possibili.

Molte malattie sono largamente presenti sul territorio. Molte di queste sono dei veri e propri “killer” anche quando gli animali vengono curati.

Anche se non sono fatali, alcune possono comunque lasciare il segno e causare danni permanenti nel soggetto infettato.

Va da sé quindi, che tutti i cani e tutti i gatti dovrebbero beneficiare della vaccinazione.

Questa, infatti, non solo protegge il singolo animale, ma fornisce un’ottima immunità di popolazione che minimizza la possibilità di diffusione dei patogeni, di contagio di altri soggetti sensibili e di scoppio di pericolose epidemie. A questo punto è quindi logico chiedersi:

è sempre corretto, e soprattutto opportuno, attenersi rigidamente alla definizione di vaccinazione quale “immunizzazione di un soggetto sano”?

Quando ci troviamo un cane o un gatto che non può definirsi “sano” è sempre opportuno chiedersi: la vaccinazione è per forza controindicata oppure è opportuno eseguirla?

Un soggetto diabetico può essere vaccinato?

Il diabete è un disturbo del metabolismo dei carboidrati conseguente a una carenza assoluta o relativa di insulina. I cani e i gatti diabetici vengono affetti da iperglicemia quando non sono in grado di tenere sotto controllo la concentrazione di glucosio nel sangue, che così aumenta.

Cani e gatti in buono stato di salute nei quali la malattia è ben controllata possono essere vaccinati.

Prima della vaccinazione è comunque sempre opportuno eseguire una titolazione anticorpale per i vaccini core, con l’obiettivo di valutare l’effettiva necessità di ricorrere a tali vaccinazioni.

Analogamente la necessità di somministrare uno o più vaccini non-core deve essere sempre valutata molto attentamente dal medico veterinario, di concerto con il proprietario, in base allo stile di vita del soggetto e al rapporto rischio/beneficio.

I soggetti con diabete scompensato e/o chetoacidosi non devono essere vaccinati.

In questi casi le priorità rispetto alla vaccinazione sono la stabilizzazione del paziente e la terapia del diabete mellito.

Un soggetto con sindrome di Cushing può essere vaccinato?

La sindrome di Cushing è un disordine delle ghiandole surrenali solitamente secondario a una malattia tumorale dell’ipofisi che favorisce la produzione in eccesso di glucocorticoidi.

Una volta confermata la diagnosi, la terapia dipende dalla causa sottostante. Sia nel cane che nel gatto, il ricorso a un trattamento chirurgico in caso di tumore è il trattamento di scelta e risolutivo.

Se questo non è possibile, si può optare per un trattamento medico con farmaci specifici per ridurre la produzione di glucocorticoidi, quali il trilostano. La terapia medica deve essere continuata per tutta la vita e monitorata per verificare il corretto controllo della malattia ed evitare un sovradosaggio del farmaco.

I soggetti in cura con trilostano, stabilizzati e sottoposti agli opportuni controlli periodici, possono essere vaccinati.

Per i soggetti non stabilizzati o che non sono sottoposti a terapia, valgono le stesse considerazioni fatte per i pazienti in cura con i glucocorticoidi.

Questi ultimi, proprio perché ancora più sensibili alle infezioni, devono essere vaccinati.

In entrambi i casi prima della vaccinazione è comunque sempre opportuno eseguire una titolazione anticorpale per i vaccini core con lo scopo di valutare l’effettiva necessità di ricorrere a tali vaccinazioni.

Analogamente la necessità di somministrare uno o più vaccini non-core deve essere sempre valutata molto attentamente dal medico veterinario, di concerto con il proprietario, in base allo stile di vita del soggetto e al rapporto rischio/beneficio.

La vaccinazione e il morbo di Addison

Il morbo di Addison (anche noto come ipoadrenocorticismo) è un altro disordine delle ghiandole surrenali del cane (può verificarsi nei gatti, ma è molto raro) che consiste in una carenza di ormoni corticosteroidi prodotti dalla corticale di queste ghiandole, divisi in glucocorticoidi e mineralcorticoidi.

Questi ormoni sono necessari all’organismo per permettergli di adattarsi a situazioni stressanti: senza di loro anche piccoli stress avrebbero conseguenze potenzialmente disastrose.

Gli animali in buono stato di salute nei quali la malattia è ben controllata possono essere vaccinati.

I soggetti nei quali la malattia non è ben controllata non devono essere vaccinati. In questi casi quindi le priorità rispetto alla vaccinazione sono la stabilizzazione del paziente e la terapia del morbo di Addison.

Un soggetto ipotiroideo può essere vaccinato?

L’ipotiroidismo è una condizione patologica caratterizzata da un calo di produzione degli ormoni tiroidei tiroxina (T4) e triiodotironina (T3); è comune nel cane, mentre è molto rara nel gatto.

Gli animali in buono stato di salute nei quali la malattia è ben controllata possono essere vaccinati. Prima della vaccinazione è comunque sempre opportuno eseguire una titolazione anticorpale per i vaccini core per valutare l’effettiva necessità di ricorrere a queste vaccinazioni.

Analogamente la necessità di somministrare uno o più vaccini non-core deve essere sempre valutata molto attentamente dal medico veterinario, insieme al proprietario, in base allo stile di vita del soggetto e al rapporto rischio/beneficio.

I soggetti nei quali la malattia non è ben controllata non devono essere vaccinati.

In questi casi le priorità rispetto alla vaccinazione sono la stabilizzazione del paziente e la terapia dell’ipotiroidismo.

Vaccinazione: soggetti non-responder & co.

I soggetti non-responder sono animali non immunodepressi il cui sistema immunitario è congenitamente incapace di riconoscere determinati antigeni.

Un individuo di questo tipo non è quindi in grado di sviluppare una risposta protettiva verso uno o, molto più raramente, verso più patogeni.

Alcuni soggetti, definiti low-responder o poor-responder, riescono invece a montare solo bassi titoli anticorpali, ugualmente insufficienti a proteggerli e che tendono a diminuire precocemente.

Ci sono poi altri soggetti che, solo dopo ripetuti tentativi, riescono a montare una risposta e non sono quindi dei veri non-responder: sono i cosiddetti slow-responder.

La stima della prevalenza dei veri soggetti non-responder genetici nella popolazione canina è diversa a seconda del patogeno considerato, mentre i low-responder, cioè quelli che rispondono in misura molto limitata alle malattie, sono nettamente più numerosi.

La vaccinazione più problematica risulta essere quella contro la rabbia.

Questo porta a notevoli ripercussioni per la movimentazione internazionale di questi soggetti. La seconda vaccinazione problematica è quella contro la parvovirosi.

Il problema non sembra invece interessare la specie felina.

Le razze con più alta prevalenza di non-responder segnalate più spesso in letteratura appartengono quasi tutte alla taglia grande: a parte Rottweiler e Dobermann, infatti, si annoverano ad esempio Pastore Tedesco, Pitbull, American Staffordshire, Labrador Retriever e Bovaro del Bernese.

Un soggetto non-low-responder può essere vaccinato?

I veri soggetti non-responder continueranno a non produrre anticorpi verso il patogeno incriminato e di conseguenza resteranno sempre sensibili anche dopo vaccinazioni ripetute, e analogamente si comporteranno anche i soggetti low-responder.

I richiami vaccinali di questi soggetti andranno quindi interrotti. Bisognerà cercare di limitare il più possibile la loro esposizione al patogeno incriminato e si dovrà decidere di escluderli dalla riproduzione per evitare il perpetrarsi di questa pericolosa caratteristica.


 

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Articolo tratto dalla lezione del Percorso Formativo Missione Veterinario della Prof.ssa Paola Dall’Ara: “Vaccinazioni in pazienti non sani”


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