Quando il dolore è silenzioso
La displasia dell’anca nel gatto è una patologia dello sviluppo articolare caratterizzata da lassità e incongruenza dell’articolazione coxofemorale, che nel tempo conduce a degenerazione osteoartrosica.
A differenza del cane, dove la condizione è molto studiata e frequentemente diagnosticata, nel gatto per lungo tempo è stata sottovalutata.
Questo perché i segni clinici sono spesso sfumati, il carico articolare è inferiore e i felini hanno una notevole capacità di compenso biomeccanico.
Nonostante ciò, si tratta di una malattia che può incidere in maniera significativa sulla qualità della vita, causando dolore cronico e riducendo la mobilità.
«La sfida principale – sottolinea il Dott. Francesco Ferrari, Università degli Studi di Milano – è riconoscere una patologia che nel gatto si manifesta con sintomi spesso poco evidenti, ma in grado di compromettere profondamente il benessere del paziente».
Diagnosi della displasia dell’anca: segnali clinici e strumenti a disposizione
Individuare correttamente la displasia dell’anca nel gatto non è semplice. La visita ortopedica presenta delle difficoltà peculiari: i gatti, infatti, non consentono una valutazione dell’andatura paragonabile a quella del cane.
Spesso reagiscono alle manipolazioni con immobilità o comportamenti aggressivi che rendono difficile interpretare i dati clinici. Per questo, i video girati dai proprietari nell’ambiente domestico possono diventare uno strumento prezioso.
I sintomi più frequentemente riportati sono inattività, difficoltà ad arrampicarsi, riluttanza a saltare su superfici elevate, zoppia più evidente a caldo e un atteggiamento accovacciato durante la deambulazione.
Alcuni proprietari notano anche cambiamenti comportamentali legati al dolore cronico, come riduzione del gioco, alterazioni dell’appetito o abitudini di eliminazione inappropriate.
Dal punto di vista strumentale, la radiografia rimane il metodo cardine, con particolare attenzione a parametri come l’angolo di Norberg e l’indice di distrazione.
Per una valutazione completa è utile integrare le indagini strumentali con scale validate per la misurazione del dolore cronico, come la Feline Musculoskeletal Pain Index (FMPI), che consente di monitorare in maniera oggettiva la progressione della malattia e la risposta ai trattamenti.
Terapia: dalla gestione farmacologica alle opzioni chirurgiche
Il trattamento della displasia dell’anca nel gatto si concentra soprattutto sul controllo del dolore e sul rallentamento della progressione dell’osteoartrosi.
La gestione farmacologica rappresenta il primo passo. I farmaci antinfiammatori non steroidei sono i più utilizzati e hanno dimostrato efficacia e sicurezza anche nel trattamento a lungo termine, se monitorati con attenzione nei soggetti anziani o con compromissione renale.
La gestione conservativa riveste un ruolo importante: occorre garantire un ambiente domestico accessibile, riducendo la necessità di salti e sforzi e migliorando al contempo l’aderenza terapeutica con formulazioni appetibili o l’uso di premi alimentari.
Nei casi refrattari alla terapia medica, che restano tuttavia una minoranza, si può considerare il ricorso alla chirurgia con ostectomia della testa e del collo femorale o protesi totale d’anca.
Il ruolo del proprietario e il follow-up nel paziente con displasia dell’anca
Un aspetto cruciale è la comunicazione con il proprietario. È fondamentale spiegare che la displasia dell’anca nel gatto è una malattia cronica che non può essere risolta definitivamente, ma che grazie a un approccio terapeutico razionale si possono ottenere ottimi risultati in termini di qualità della vita.
L’obiettivo delle terapie è controllare il dolore, mantenere la mobilità e ridurre il più possibile la progressione della degenerazione articolare.
Il monitoraggio periodico, attraverso controlli clinici e radiografici, consente di adattare il trattamento alle esigenze del paziente e di individuare per tempo eventuali complicanze o effetti collaterali.
L’impiego di scale di valutazione del dolore è utile non solo al clinico ma anche al proprietario, che può partecipare attivamente al monitoraggio dell’andamento della malattia.
Perchè è importante intervenire precocemente
La displasia dell’anca nel gatto è una condizione più frequente di quanto si pensi e comporta conseguenze rilevanti in termini di dolore cronico e compromissione funzionale.
Una diagnosi tempestiva, basata su un’attenta valutazione clinica e radiografica, e un trattamento multimodale e personalizzato consentono di migliorare sensibilmente il benessere dei pazienti felini affetti.
«Questa patologia – conclude Ferrari – dimostra come anche nei gatti sia necessario applicare un approccio sistematico e aggiornato, che coniughi strumenti diagnostici, farmacologia e, quando necessario, chirurgia, per garantire un reale miglioramento della qualità della vita».
Il contenuto di questo articolo è tratto dalla lezione ECM “La displasia dell’anca nel gatto”, curata dal Dott. Francesco Ferrrai dell’Università di Milano. Il materiale originale fa parte del Percorso Formativo Missione Veterinario 2025. I contenuti sono utilizzati con finalità divulgative e restano di proprietà dei rispettivi autori.
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