La rinosinusite aspergillare, nota anche come aspergillosi nasale canina (SNA), è una patologia infettiva micotica tanto insidiosa quanto diffusa, con un’incidenza variabile tra il 12% e il 34% nei cani, a seconda delle aree geografiche e dei morfotipi.
A causarla è solitamente Aspergillus fumigatus, fungo ambientale capace di colonizzare le cavità nasali e i seni frontali in soggetti predisposti.
«Il trattamento di questa patologia rappresenta uno degli esempi più affascinanti di applicazione integrata delle conoscenze scientifiche, dall’imaging alla terapia farmacologica topica», afferma il Prof. Stefano Romussi, docente di Medicina Veterinaria presso l’Università di Milano.
Diagnosi della rinosinusite aspergillare: attenzione alla monolateralità
Il primo passo verso una diagnosi corretta è riconoscere i segni clinici precoci. «La presentazione monolaterale della rinite, con scolo nasale mucopurulento e talvolta epistassi, deve subito far pensare alla possibilità di un’infezione micotica», sottolinea il professore.
Uno degli errori più comuni è confondere la patologia con forme batteriche o idiopatiche, ritardando l’iter diagnostico.
La diagnosi si avvale di radiografie in narcosi e soprattutto della rinoscopia, considerata oggi il gold standard per visualizzare direttamente le colonie micotiche o i segni indiretti come la necrosi dei turbinati.
Il prelievo endoscopico guidato per citologia consente di ottenere una diagnosi certa nel 98,6% dei casi.
Terapia: clotrimazolo in crema e applicazione mirata
Negli anni, l’approccio terapeutico alla rinosinusite aspergillare è radicalmente cambiato. Dai protocolli sistemici, si è passati a trattamenti topici molto più efficaci.
«Oggi il clotrimazolo in crema all’1%, applicato direttamente nelle cavità nasali e nei seni frontali sotto guida endoscopica, rappresenta la soluzione terapeutica di riferimento», afferma il Prof. Romussi.
Un singolo trattamento è efficace nel 98,6% dei casi, e nel 100% con una seconda applicazione. Il segreto del successo? La combinazione di una buona azione di debridement endoscopico e il prolungato contatto tra farmaco e micete.
Cosa dire al proprietario
Il medico veterinario deve informare il proprietario circa il decorso della malattia:
«Anche dopo la guarigione clinica, le alterazioni anatomiche dei turbinati saranno permanenti e potrebbero predisporre a riniti croniche recidivanti. Inoltre, la reinfezione è sempre possibile, per cui va mantenuta alta l’attenzione ai sintomi».
La guarigione non può essere decretata solo sulla base del miglioramento clinico. È essenziale un controllo endoscopico a distanza di 30-45 giorni per escludere la presenza di residui micotici e valutare eventuali lesioni secondarie.
Rinosinusite aspergillare: quando la diagnosi precoce fa la differenza
Questa patologia, un tempo considerata con prognosi infausta, può oggi essere trattata con grande efficacia. A patto che la diagnosi sia tempestiva, l’approccio terapeutico razionale e che si informi adeguatamente il proprietario.
«È un esempio perfetto – conclude Romussi – di come la medicina veterinaria possa coniugare precisione diagnostica, tecnologia e farmacologia per offrire reali possibilità di guarigione».
Il contenuto di questo articolo è tratto dalla lezione ECM “Come trattare un cane affetto da rinosinusite aspergillare: cosa suggeriscono le evidenze scientifiche”, curata dal Prof. Stefano Romussi docente di Chirurgia Veterinaria dell’Università di Milano. Il materiale originale fa parte del Percorso Formativo Missione Veterinario 2025. I contenuti sono utilizzati con finalità divulgative e restano di proprietà dei rispettivi autori.
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