Otite media nel cane: sfide diagnostiche
L’Otite Media (OME) nel cane rappresenta un argomento di estremo interesse, che abbiamo approfondito in una lezione del programma di aggiornamento permanente Missione Veterinario 2024.
Nonostante, infatti, l’otite media rappresenti una malattia nota nel cane e nel gatto dal secolo scorso, l’accesso massiccio a sistemi di diagnostica avanzata invece di ridurre le difficoltà diagnostiche, ed incrementare i successi terapeutici, ha ridotto l’importanza della clinica e non ha incrementato significativamente il numero di guarigioni.
Il prof. Stefano Romussi, Responsabile Scientifico del Corso ECM Missione Veterinario, spiega infatti che il primo elemento da focalizzare è il grosso equivoco che nasce da un’interpretazione arbitraria della definizione di otite media.
L’otite media è un processo infiammatorio settico o asettico dell’orecchio medio con localizzazione della bolla timpanica. L’otite media settica è principalmente causata dall’ingresso di batteri nell’orecchio medio attraverso tre vie: il meato uditivo esterno, il rinofaringe, per via ematogena. L’accesso dalla parte esterna dell’orecchio attraverso la membrana timpanica è comunemente visto come il percorso predominante.
Appare evidente che il processo infiammatorio si può presentare in forma asettica e pertanto il ricorso indiscriminato all’impiego di antibiotici è lontanissimo dall’essere giustificato.
È importante sottolineare anche l’importanza del riconoscimento delle forme asettiche spesso legate a disturbi del drenaggio delle tube uditive.
I cani che presentano ipoplasia congenita o malformazioni del palato molle sono a rischio di otite media e compromissione della funzione uditiva. Uno studio recente ha dimostrato come un maggiore spessore del palato molle nei CKCS e diametri maggiori del rinofaringe siano significativamente associati all’OME: la disfunzione della tuba uditiva e l’OME rappresentano una conseguenza trascurata della conformazione brachicefalica.
Procedure corrette e diagnosi eziologica
In conseguenza di ciò, viene evidenziato con forza l’importanza dell’iter diagnostico. La corretta esecuzione di un protocollo semeiologico atto alla verifica dei segni clinici più comuni è basilare.
Esso comprende sempre l’esame ispettivo del condotto uditivo esterno per acquisire informazioni fondamentali riguardo allo stato della membrana timpanica, parte integrante dell’orecchio medio.
La gestione di un corretto esame otoscopico prevede procedure standardizzate che spesso non vengono applicate correttamente, spingendo al ricorso a esami collaterali considerati erroneamente a elevata specificità diagnostica.
L’otoscopia in narcosi, preferibilmente video-otoscopia, è cruciale per valutare il timpano e la bolla timpanica.
In caso di rottura timpanica, l’otoscopia permette di esaminare direttamente la mucosa della bolla.
La miringocentesi o miringotomia, una procedura semplice e sicura, è fondamentale per ottenere campioni diagnostici definitivi.
Il professore ricorda che tale procedura è scarsamente impiegata principalmente a causa delle false credenze relative alle possibili lesioni timpaniche.
È invece dimostrato che i pazienti che ricevono una diagnosi eziologica definitiva rispondono meglio alla terapia, raggiungendo indici di successo terapeutico più elevati.
Verso una diagnosi accurata e una terapia efficace
L’otite media nel cane presenta ancora oggi numerose sfide diagnostiche nonostante i progressi tecnologici.
Il superamento delle false credenze e l’adozione di pratiche diagnostiche basate sull’evidenza da parte dei Medici Veterinari è fondamentale per affrontare efficacemente questa patologia.
Articolo tratto dalla lezione del Percorso Formativo Missione Veterinario del Prof. Stefano Romussi: “Difficoltà diagnostiche nelle otiti medie del cane “.
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