Ferite nei piccoli animali: valutare e classificare
Si definisce ferita una soluzione di continuità anatomica e funzionale della cute e dei suoi piani sottostanti.
Le ferite che coinvolgono cute, sottocute e relativa muscolatura sono tra le più comuni lesioni trattate dal medico veterinario.
La funzione principale della cute è quella di fornire una barriera protettiva nei confronti dell’ambiente esterno, quando viene lesa consente ai batteri di entrare causando infiammazione e infezione locale o sistemica.
Un’accurata valutazione clinica e una corretta gestione delle lesioni nei piccoli animali, hanno un ruolo considerevole sull’evoluzione della guarigione.
Per una guarigione ottimale delle ferite è necessario tener ben presente le cause e le caratteristiche cliniche sia del paziente che della lesione.
Valutazione clinica del paziente
Quando un paziente ferito viene portato a visita, è necessario raccogliere un’anamnesi accurata, soprattutto in merito alle cause che hanno provocato la ferita stessa:
- anamnesi relativa all’evento traumatico
- causa della ferita
- tempo trascorso dal trauma alla visita
- eventuali traumi secondari
- possibilità di contaminazione dall’ambiente esterno o presenza di corpi estranei
- terapie instaurate dal proprietario o da altri veterinari
È quindi necessario effettuare una dettagliata visita clinica generale che includa una valutazione ortopedica e neurologica.
In caso di pazienti con traumi gravi, bisogna valutare anche le vie aeree, la ventilazione, il sistema cardiocircolatorio ed eventualmente stabilizzare il paziente prima di iniziare a gestire la ferita.
#Ferite nei piccoli animali: in caso di pazienti con traumi gravi bisogna valutare anche vie aeree, ventilazione, sistema cardiocircolatorio e stabilizzare il paziente prima di iniziare a gestire la ferita | #ECM #FAD #Veterinaria Share on XValutazione della ferita
Ottenuta la stabilizzazione clinica del paziente, si può iniziare un’attenta valutazione della lesione.
Prima di procedere con l’ispezione della ferita è opportuno assicurare una corretta analgesia e, se necessario, sottoporre il paziente a sedazione o anestesia generale.
Durante la valutazione della ferita si dovranno considerare diversi aspetti quali:
- localizzazione
- dimensione
- presenza di corpi estranei
- grado e tipo di contaminazione batterica
- grado di ischemia tissutale
- ferita recente o pregressa
- presenza di sangue, essudati, escare etc
- tessuti coinvolti
- interessamento di cavità toracica, cavità addominale, cranio, regione cervicale, colonna vertebrale
- entità della perdita tissutale locale
Classificazione delle ferite
Le classificazioni delle ferite sono molteplici. Principalmente possono essere classificate in:
- Ferite chirurgiche/incisionali: presentano margini cutanei netti
- Abrasioni
- Lacerazioni: presentano margini irregolari da strappamento
- Ferite da scuoiamento o sguantamento: conseguenti generalmente ad investimenti automobilistici e la cute si strappa dalle sue connessioni ipodermiche e si stacca in blocco esponendo i tessuti profondi
- Lesioni da frizione: quasi sempre dovute a incidenti automobilistici in cui le forze di attrito sull’asfalto provocano perdita di cute, sottocute, muscoli, tendini e ossa
- Ferite da avulsione: scollamento di flap più o meno ampi di tessuto cutaneo, sottocutaneo e muscolare e conseguono spesso a combattimenti tra animali
- Ferite penetranti: conseguenti ad esempio a morsi di altri animali o da arma da fuoco
- Ustioni: termiche, chimiche, elettriche, da radiazione
Ferite contaminate o infette
È essenziale distinguere le ferite contaminate da quelle infette. Infatti le lesioni traumatiche presentano sempre un certo grado di contaminazione ma non tutte sono da considerare infette inizialmente.
Le ferite si considerano infette quando i microrganismi sono in grado di replicare raggiungendo la concentrazione almeno di 105 per grammo di tessuto, con conseguenti danni al paziente. Chiaramente non solo il numero ma anche il tipo e la virulenza dei microrganismi saranno importanti nella insorgenza dell’infezione della ferita.
È fondamentale distinguere le ferite contaminate da quelle infette. Le ferite traumatiche presentano sempre un certo grado di contaminazione ma non tutte sono infette inizialmente | #Veterinaria #ECM Share on XIl grado di contaminazione al momento del trattamento della ferita risulta essenziale poiché da esso dipende la decisione da parte del clinico di procedere direttamente con la sutura primaria o di trattarla, almeno inizialmente, come ferita aperta per ridurne la carica batterica.
Una carica microbica elevata influisce negativamente sulla guarigione della ferita. Tuttavia il periodo delle 4 ore tra trauma e trattamento non costituisce il periodo elettivo nel quale effettuare la sutura che dipende invece da numerosi fattori.
Quando una ferita è macroscopicamente contaminata (ad es. da incidente automobilistico) una chiusura primaria è quasi sicuramente fallimentare, indipendentemente da quando è avvenuta (anche < 4 ore).
Una ferita incisionale acuta può essere sottoposta a chiusura primaria con minimo rischio di complicanze ma se la stessa ferita viene osservata dopo svariati giorni il rischio di complicanze a seguito di sutura sarà elevato.
Le ferite trattate entro il periodo aureo sono considerate pulite o pulite-contaminate, le ferite che presentano tessuti devitalizzati, perforazione di visceri, essudati sono considerate ferite sporche/infette
Sutura delle ferite nei piccoli animali
La sutura della ferita è strettamente correlata alla localizzazione, al grado di contaminazione, al tempo trascorso tra il trauma e il trattamento e alle condizioni cliniche del paziente.
Le suture delle lesioni si effettuano mediante monofilamento, riassorbibile per i tessuti sottocutanei e non riassorbibile per la cute.
Per chiusura primaria si intende la sutura della ferita prima della formazione del tessuto di granulazione. Questo tipo di chiusura è attuabile solo per le ferite “pulite” o che possono essere convertite in ferite “pulite”.
Le ferite contaminate o infette possono essere convertite in ferite pulite eseguendo, quando possibile, un’escissione completa della ferita. Questo, è attuabile solo in aree dove la cute è abbondante e non vi è rischio di eccessiva tensione e non vi sono nervi tendini o altre importanti strutture.
Grazie alla formazione di tessuto di granulazione le lesioni inizialmente contaminate, diventano resistenti alle infezioni e possono essere suturate.
In caso di ferite infette si può anche effettuare la chiusura secondaria che consiste nella medicazione e bendaggio della ferita aperta per 5-7 giorni con sutura solo quando è presente il tessuto di granulazione.
Medicazioni e bendaggi
Esistono innumerevoli medicazioni e prodotti topici per la gestione delle lesioni. È opportuno ricordare che i disinfettanti, come la clorexidina 0.05% e lo iodopovidone 1%, presentano anche effetti citotossici rallentando la guarigione delle ferite.
Anche gli antibiotici topici vengono diluiti dall’essudato e non mantengono livelli terapeutici. Le polveri antibiotiche in genere sono altamente irritanti e si comportano da materiali estranei.
I medicamenti utilizzati per il trattamento delle ferite sono caratterizzati da diversi meccanismi d’azione, tra cui: mantenere un ambiente umido, fornire una fonte energetica locale, ridurre l’edema attraverso un’azione idrofila, favorire la produzione di fattori di crescita, favorire la risposta infiammatoria, prevenire le infezioni e aumentare l’apporto di sangue.
I disinfettanti, come la clorexidina 0.05% e lo iodopovidone 1%, presentano anche effetti citotossici rallentando la guarigione delle ferite | #Veterinaria #ECM Share on XSe le ferite non possono essere sottoposte a chiusura primaria, deve essere applicato un bendaggio che funge da barriera fisica al fine di prevenire contaminazioni e infezioni accelerandone la guarigione.
I bendaggi dovrebbero essere confezionati accuratamente ed è necessario applicare diversi tipi di medicazione in base allo stadio della riparazione.
Quando inizia a proliferare il tessuto di granulazione è importante non creare danni alla delicata proliferazione cellulare senza consentire mai l’essiccamento o la macerazione della ferita.
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