Aggressività: cosa significa esattamente?
Il termine aggressività può avere numerosi significati. Alla parola aggressività viene frequentemente associata la connotazione di “intenzionalmente cattivo”. Si tratta di un termine spesso soltanto descrittivo e si applica a un’ampia gamma di differenti motivazioni, alcune delle quali pericolose e altre no.
È difficile individuare una definizione di aggressività universalmente applicabile. In linea generale, può essere definita come un comportamento adattativo, inconsapevole o intenzionale, manifestato da un individuo per danneggiare o provocare uno stimolo nocivo nei confronti di un altro individuo. La caccia, il gioco e la difesa territoriale possono essere tutti etichettati come forme di aggressività, ma dal punto di vista funzionale sono comportamenti ben differenti.
Ruolo evolutivo dell’aggressività
In termini evolutivi, l’aggressività svolge un’importante funzione. Se fosse stata inequivocabilmente non adattativa, non ci sarebbero più individui aggressivi.
In condizioni naturali, coloro che usano l’aggressività in modo appropriato, si guadagnano l’accesso a determinate risorse e hanno maggior successo nel riprodurre i propri geni. Il comportamento aggressivo è in genere un comportamento adattativo che, direttamente o indirettamente, offre dei vantaggi agli individui.
L’attacco fisico rappresenta comunque sempre una strategia ad alto rischio, a causa delle serie conseguenze che possono derivare dalle eventuali lesioni riportate nella lotta.
Non sorprende perciò vedere che l’evoluzione dei diversi sistemi di comunicazione sia basata sull’esibizione di minacce e di posture che rendono minimo il rischio di un contatto fisico.
Aggressività: la razza rappresenta un fattore di rischio?
L’aggressività canina è il risultato di complesse interazioni tra le caratteristiche biologiche dell’individuo e una serie di fattori ambientali. Ogni cane nasce con suo un temperamento definito e un potenziale aggressivo e reattivo che vengono stabiliti dalla genetica. Perciò nell’allevamento e nella selezione di un cucciolo, bisognerebbe tener conto anche del comportamento dei genitori: quando uno dei due genitori è aggressivo, abbiamo un rischio del 25-50% che il cucciolo in età adulta diventi aggressivo.
Il fatto che esista una base genetica dell’aggressività, comunque non ci autorizza ad affermare che esistano razze pericolose e altre che non lo sono. All’interno della stessa razza è presente una variabilità individuale che indica l’importanza del ruolo di altri fattori quali lo sviluppo comportamentale del soggetto e il suo ambiente di vita.
Ogni comportamento che noi vediamo è quindi il risultato dell’interazione di diversi elementi: la genetica, l’ambiente di vita e le esperienze vissute dal cane.
Proprio per queste ragioni non esistono criteri scientifici che permettano di individuare razze aggressive e razze che non lo sono. Ogni cane, indipendentemente dalla razza (che comunque gli darà specifiche caratteristiche attitudinali), è un individuo a sé stante con caratteristiche uniche.
Come l’ambiente di vita influenza il comportamento aggressivo del cane
Anche l’ambiente di vita può influenzare il comportamento aggressivo del cane.
Le esperienze che avvengono durante le fasi di sviluppo del cucciolo, il contesto di vita in cui vive il cane, tutte le esperienze che determinano un apprendimento come rinforzi e punizioni da parte del proprietario, vanno a costruire il futuro comportamento del cane anche a livello di manifestazioni aggressive.
Le fasi di sviluppo sono periodi sensibili particolarmente importanti per l’apprendimento nel cane ed in cui si creano delle associazioni che rimarranno stabili nel tempo e quindi con notevole effetto sul futuro comportamento del cane. In caso di alterazioni di queste fasi si avrà un disturbo dello sviluppo che in molti casi lascerà un segno indelebile nel successivo comportamento del cane adulto.
Tra queste fasi la più importante è la fase di socializzazione che si presenta in un periodo compreso tra le tre/quattro e le dodici settimane di vita. In questa fase il cucciolo è particolarmente sensibile ad apprendere e conoscere tutto quello che farà parte della sua vita futura; perciò l’assenza di esperienze e eventi traumatici avvenuti in questo periodo lasceranno un segno indelebile sul comportamento del cane.
Il ruolo degli ormoni e dei neurotrasemttitori nello sviluppo dell’aggressività
Ormoni
Gli ormoni giocano un ruolo fondamentale in alcune forme di aggressività, soprattutto in quelle verso soggetti della stessa specie: il testosterone interviene in forme di aggressività tra maschi sessualmente maturi, mentre la prolattina interviene nell’aggressività materna, con comportamenti di difesa della prole.
Gli individui di sesso maschile di molte specie sono più aggressivi dei loro omologhi di sesso femminile. In un gruppo sociale di animali come i cani, un’importante motivazione di competizione correlata alla dominanza fra individui di sesso maschile, è l’aumento della probabilità di riprodursi.
Il fatto che molti cani morsicatori siano di sesso maschile è attribuibile, probabilmente alla presenza di androgeni. Gli ormoni testicolari sono responsabili del dimorfismo sessuale in molti comportamenti, inclusa l’aggressività. Nel feto, lo sviluppo dell’apparato riproduttivo maschile richiede la presenza del testosterone; in caso di assenza di questo ormone, il feto è femmina.
Le femmine non sono naturalmente esposte al testosterone né in fase pre-natale né in fase post-natale. L’assenza di testosterone perinatale conduce a una mancanza di comportamenti maschili. Quindi il comportamento maschile, viene ben determinato alla nascita ed è mantenuto a certi livelli malgrado la castrazione, il che spiega la predominanza anche di cani maschi castrati nelle forme di aggressività rivolte nei confronti dei proprietari.
Neurotrasmettitori
Nelle cause dei comportamenti aggressivi un ruolo importante è svolto anche dai neurotrasmettitori. Bassi livelli di serotonina sembrano positivamente correlati al comportamento aggressivo. Dato che l’aggressività non è un concetto comportamentale unitario, la sua neuromodulazione coinvolge più di un sistema neurotrasmettitore.
Sia le tendenze aggressive di natura emozionale che quelle non emozionali sono incrementate da alterazioni a carico del sistema centrale serotoninergico.
Generalmente la serotonina sembra modulare le risposte comportamentali mediante inibizione: la sua deplezione attraverso una varietà di mezzi, dà vita a disinibizione o impulsività. Inoltre, non va dimenticato che anche alcune patologie neurologiche, alcuni disordini metabolici e malattie infettive presentano comportamenti di aggressione nella loro sintomatologia.
Sterilizzazione: rappresenta una soluzione per i problemi di comportamento?
La sterilizzazione dei cani è argomento dibattuto soprattutto relativamente al comportamento. La prevenzione e il trattamento dei problemi comportamentali sono le prime ragioni per le quali i proprietari richiedono la castrazione degli animali domestici di sesso maschile. L’idea di castrare un cane perché manifesta comportamenti aggressivi nei confronti delle persone, se non per casi specifici, è una convinzione errata.
I principali studi effettuati dimostrano che la castrazione può ridurre i comportamenti influenzati dagli ormoni sessuali in una percentuale variabile da 0 al 80%. Bisogna però ricordare che questi comportamenti sono influenzati anche da altri fattori, quali per esempio l’apprendimento.
La castrazione quindi non deve pertanto rappresentare la soluzione a priori per i problemi di aggressività, anche se può essere d’aiuto in alcuni casi specifici.
La secrezione di estrogeni nei mammiferi di sesso femminile è associata all’espressione del comportamento sessuale femminile. L’aggressività fra due femmine che vivono nello stesso ambiente familiare è un problema comune ed è caratterizzata da implacabilità e dalla volontà di nuocere. Sia l’aggressività sociale fra cani che l’aggressività da parte di cani di sesso femminile nei confronti delle persone sono incrementate dall’estro, quando cioè aumentano i livelli degli estrogeni circolanti.
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Articolo tratto dalla lezione del Percorso Formativo Missione Veterinario 2018 della Dr.ssa Clara Palestrini: “Panoramica sul concetto di aggressività nella pratica veterinaria dei piccoli animali” (ANNO 2018)
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